Teatro Biondo di Palermo, Giuseppe Cederna racconta il genio di Mozart

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Giuseppe Cederna torna in scena al Teatro Biondo di Palermo, nella Sala Strehler dal 23 marzo all’8 aprile, con lo spettacolo Mozart – il sogno di un clown, ispirato al talento e alle musiche del grande compositore austriaco, che saranno eseguite in scena dal pianista Sandro D’Onofrio.

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«Dopo quasi trent’anni, Wolfgang Amadè è tornato a trovarmi – spiega Cederna – e mi ha chiesto di aiutarlo a ritrovare sé stesso. Di provarci almeno. Di raccontare la mia e la sua storia. Di tornare, per amore suo, a fare il clown come una volta. Ed eccomi qui».

Mozart – il sogno di un clown, prodotto dal Teatro Biondo in collaborazione con Art Up Art, è un monologo originale, un viaggio impervio ed esilarante tra la vita del genio e il miracolo della sua musica. Il testo, scritto dallo stesso Cederna, è ispirato alla biografia di Wolfgang Hildesheimer. A dar corpo e voce a Mozart sono un attore e un pianista, l’uno alter ego dell’altro, in un continuo gioco di trasformazioni e specchi. Ecco quindi l’enfant prodige perennemente in tournée per le strade dissestate d’Europa; ecco le acrobazie e il talento per la comicità tramandatagli dalla mamma; ecco il virtuoso, l’impareggiabile buffone, il Flauto Magico e il Don Giovanni; le umiliazioni, i successi, gli amori e i dolori che hanno segnato la fulminante esistenza di quello che Hildesheimer ha definito: «uno spirito indicibilmente grande, regalo immeritato per l’umanità, nel quale la natura ha prodotto un eccezionale, forse irripetibile, ad ogni modo mai più ripetuto, capolavoro».

«È impossibile comprendere una figura del passato e tantomeno un genio se non si sia mai fatto il tentativo di comprendere se stessi. Il genio, al contrario dello pseudo genio, non si vede come centro del dolore del mondo. Egli brucia e non cerca di impedirselo, semplicemente lo ignora, non si vede in relazione con il mondo. Anzi, non si vede assolutamente. Mozart era un mistero anche per se stesso».

Sono queste le poche, sibilline parole che Hildesheimer, forse il più grande biografo di Mozart, rivolge ai due artisti venuti a chieder consiglio: un attore in procinto di affrontare Amadeus, il testo teatrale di Peter Shaffer da cui fu tratto l’omonimo film di Milos Forman, e un pianista alla vigilia di un grande concerto.

Immaginate la sorpresa dei nostri eroi nello scoprire che sarà proprio lui, Mozart in carne ed ossa, a prendere in mano quel libro per cercare di capire se stesso e risolvere quel mistero irrisolvibile che porta il suo nome. Un viaggio impervio ed esilarante tra la vita del genio e il miracolo della sua musica. Un viaggio che contiene anche la possibilità del fallimento ma che è in ogni caso un successo intraprendere.

 

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