Ars, approvato all’unanimità dei presenti il disegno di legge che istituisce la commissione parlamentare di Inchiesta e vigilanza sul fenomeno della mafia e della corruzione in Sicilia

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L’Assemblea regionale siciliana, presieduta da Gianfranco Miccichè, ha approvato all’unanimità dei presenti (45 deputati) il disegno di legge che istituisce la commissione parlamentare di Inchiesta e vigilanza sul fenomeno della mafia e della corruzione in Sicilia (relatore Claudio Fava).

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Rispetto alle commissioni delle precedenti legislature, a quella appena costituita è stata affidata anche la competenza della vigilanza sul fenomeno della corruzione nell’Isola. È volontà dell’Ars, infatti, occuparsi oltreché delle intimidazioni mafiose anche della corruzione che dilaga nella pubblica amministrazione. Fenomeno che come dimostrano le inchieste giudiziarie recenti e passate, non risparmierebbe nessun ganglo della pubblica amministrazione. Il disegno di legge prevede la riduzione del numero dei componenti da quindici a tredici e dei vicepresidenti che da tre passano a due.  Il presidente Miccichè, che si è fatto carico di stabilire quanti componenti spettano a ogni gruppo parlamentare, ha allertato i capigruppo, affinché designino i rispettivi rappresentanti.

“Avevo auspicato un’innovazione della commissione sul fenomeno mafioso fin dalla prima seduta dell’Ars – ha detto Miccichè -. L’onorevole Fava ha presentato un disegno di legge che ho condiviso, perché coniuga la vigilanza sul fenomeno mafioso con quello della corruzione. Ho sempre sostenuto, infatti, che l’Assemblea regionale siciliana non può fare un’effettiva lotta alla mafia perché non ha gli strumenti, ma che può studiare i fenomeni corruttivi nella pubblica amministrazione e adottare le necessarie contromisure”.

“Esprimo soddisfazione per il voto unanime dell’Aula al disegno di legge Fava – ha dichiarato, in una nota, il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci – che, fra l’altro, attribuisce alla Commissione regionale antimafia maggiori competenze di indagine, pur nei limiti della giurisprudenza costituzionale. Sarebbe bello se l’Assemblea regionale siciliana, con lo stesso slancio, esaminasse e votasse il ‘Codice etico’, predisposto, con il voto di tutti i gruppi parlamentari, dall’Antimafia regionale nella scorsa legislatura. Un atto di coraggio al quale, purtroppo, si è sottratto il precedente Parlamento”.

“Ricostituire la Commissione antimafia tra i primi atti della nuova legislatura, ed averne esteso competenze e funzione di vigilanza anche ai processi corruttivi – ha sottolineato Claudio Fava – rappresenta un’importante passo avanti e una forte assunzione di responsabilità per la politica siciliana. Toccherà adesso alla nuova Commissione antimafia essere all’altezza dei compiti che si è voluta dare. Agendo con concretezza, sobrietà ed assoluta autonomia”.

“Per migliorare i già ottimi risultati conseguiti durante la scorsa legislatura è giusto ampliare la sfera di azione della Commissione regionale antimafia. Uno dei nuovi temi sui quali si dovrà concentrare deve essere quello della trasparenza amministrativa. Troppo spesso, infatti, non viene garantito ai cittadini il diritto di accesso agli atti e ai documenti delle Pubbliche amministrazioni”. Lo ha affermato Alessandro Aricò, capogruppo di DiventeràBellissima all’Ars, a commento della legge di modifica della Commissione regionale Antimafia, aggiungendo: “La politica ha il dovere di intervenire prima della magistratura per scongiurare i fenomeni corruttivi nella Pubblica amministrazione e contrastare la mafia dei “colletti bianchi”. E lo deve fare con azioni concrete come questa, non con un’antimafia di facciata che ad alcuni è servita solo per fare carriera”. Aricò ha aggiunto: “Purtroppo non raramente i cittadini-utenti attendono troppo tempo per ottenere autorizzazioni. E talvolta dietro l’assenza o i ritardi delle relative comunicazioni da parte della Pubblica amministrazione si celano sacche di corruzione nella burocrazia regionale” . Infine, il capogruppo di DiventeràBellissima ha sottolineato: “La sezione amministrazione trasparente è obbligatoria per legge sui siti internet istituzionali di Regione, Comuni, Aziende sanitarie e Partecipate. Tuttavia, spesso è aggiornata poco e male, in alcuni casi addirittura non compare affatto. Considerando che sono previste sotto-sezioni su bilanci, bandi di gara e contratti, concorsi, pagamenti effettuati, servizi erogati ed, appunto, accesso civico, è fondamentale monitorare il rispetto della normativa in materia”.

“Vedo con grande favore la proposta di estendere le competenze della istituenda Commissione Antimafia regionale a tutte le mafie e non solo al fenomeno criminale a tutti ben noto e da tutti noi contrastato. Credo che sia giusto che questa Commissione – ha affermato Cateno De Luca – si occupi di tutte le mafie, di tutte quelle forme di limitazione e condizionamento della libertà dei cittadini, da qualsiasi Palazzo provengano e da chiunque siano messe in pratica” .

Il deputato di Sicilia Vera ha esortato ad evitare un utilizzo strumentale del lavoro della Commissione. “Il sottoscritto è uno di quelli che nei mesi scorsi, ad opera della Commissione Antimafia nazionale è stato additato all’opinione pubblica come un “impresentabile” – ha detto De Luca – motivo per cui ho denunciato quei Commissari che hanno voluto fare della Commissione non uno strumento alto di democrazia e lotta al crimine, quanto piuttosto un grimaldello da usare nella lotta politica contro quelli che loro giudicano propri avversari”. “Ho personalmente grande fiducia nel lavoro che la prossima Commissione Antimafia regionale potrà fare – ha concluso De Luca – grazie all’equilibrio che sono certo animerà il futuro presidente. Uno spirito rispettoso delle giuste finalità istitutive della Commissione dove equilibrio non vuol dire certamente omertà o disattenzione, quanto piuttosto volontà di concentrarsi sul vero contrasto dei fenomeni criminali in tutte le loro forme”.

“Bene le modifiche alla legge regionale che istituisce la commissione parlamentare di inchiesta e vigilanza sul fenomeno della mafia in Sicilia, ma adesso serve un ulteriore sforzo: bisogna introdurre l’educazione alla cittadinanza attiva contro la mafia e i poteri occulti”.  Lo dicono i deputati del M5S all’Ars, dopo l’ok dell’aula alle modifiche alla legge regionale 14 gennaio 1991, che istituisce la commissione Parlamentare di inchiesta e vigilanza sul fenomeno della mafia in Sicilia. Al testo di legge approvato dall’aula, il M5S ha presentato un emendamento, primo firmatario Antonio De Luca, che prevede di “promuovere e realizzare, anche in coordinamento con la commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali anche straniere e con esponenti della società civile ogni altra iniziativa volta alla formazione e alla diffusione di una cultura di contrasto e di superamento di fenomeni mafiosi, di massoneria deviata, di corruzione e di collusione politica-mafiosa in Sicilia”.

“In risposta alle sollecitazioni del mondo della scuola e dando seguito alla volontà dimostrata di affrontare in modo sistemico la lotta alla mafia – aggiunge la deputata regionale e prima firmataria del disegno di legge, Gianina Ciancio –  il Parlamento adesso si faccia promotore di iniziative concrete e accolga la proposta di legge già depositata in commissione Cultura che mira a introdurre per la prima volta nelle scuole siciliane, una nuova materia: l’Educazione alla cittadinanza attiva contro le mafie e i poteri occulti”. Il ddl, presentato nella scorsa legislativo e arenatosi in Commissione, prevede l’insegnamento della nuova materia per una durata non inferiore a due ore settimanali e riempirebbe parte dei vuoti della quota oraria della dotazione scolastica riservata dalle leggi nazionali alle regioni e da queste, finora, largamente inutilizzata. “Solo infondendo – conclude Ciancio – una forte coscienza democratica nelle nuove generazioni potremo contribuire a estirpare, realmente e attraverso un percorso culturale, il cancro della mentalità mafiosa, troppo spesso delegato alle attività degli organi inquirenti e delle commissioni parlamentari di inchiesta”.

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