Stipendi all’Ars, arrivano i tetti per 177 dipendenti ma con deroghe che permetteranno di sforare il limite di 240 mila euro annui
Via libera all’accordo sui nuovi tetti agli stipendi dei 177 dipendenti a tempo indeterminato dell’Ars con deroghe che permetteranno a molti di sforare il limite di 240 mila euro annui e quelli intermedi. In sintesi si traduce così il risultato della concertazione fra i vertici del Parlamento e i rappresentanti delle sette sigle sindacali del personale interno.
“La proposta dell’amministrazione presentata ai sette sindacati che rappresentano i dipendenti dell’Ars prevede di ripristinare per il prossimo triennio, 2018-2020, i tagli e i tetti degli stipendi per i dirigenti e i sottotetti per le altre carriere dell’Assemblea regionale siciliana contemplati dalla norma scaduta lo scorso 31 dicembre. Dal calcolo degli stipendi lasceremo fuori le indennità di compensazione, produttività e quelle di importo fisso e variabile, per un totale di 250 mila euro lordi annui da spalmare a tutti i 177 dipendenti dell’Ars. Non verrà calcolata, invece, l’indennità di contingenza, perché troppo costosa”. Così Giorgio Assenza, presidente del Collegio dei questori, illustrando la proposta di contenimento dei tetti stipendiali dell’Ufficio di Presidenza, convocato dal presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè, presentata alle sette sigle sindacali durante la riunione di oggi pomeriggio a Palazzo dei Normanni.
Al centro dell’incontro i tetti degli stipendi previsti dall’accordo triennale scaduto a fine anno che stabiliva la soglia massima di 240 mila euro lordi per i dirigenti; 204 mila euro per gli stenografi, 193 mila euro per i segretari parlamentari; 148 mila euro per i coadiutori; 133.200 euro per i tecnici e 122.500 euro per gli assistenti parlamentari.
“Quello che abbiamo ottenuto durante la trattativa è un bel risultato, perché se non avessimo reintrodotto i tetti scaduti a fine anno, l’aggravio per le casse dell’Ars sarebbe stato di 920 mila euro solo per il 2018 – ha sottolineato Assenza -. Inoltre, abbiamo ribadito la previsione di lasciare inalterati per un anno i risultati dell’eventuale accordo, anche in caso di successivo intervento del Senato, riservandoci un’ulteriore convocazione del tavolo per esaminare eventuali variazioni”.
La proposta dell’Ufficio di Presidenza, che vede d’accordo quasi tutti i sindacati, è un’operazione che farà risparmiare a Palazzo dei Normanni circa 2 milioni 625 mila euro nel prossimo triennio, rispetto agli stipendi che erano in vigore prima dell’introduzione dei tetti (2015-2017). In particolare, nel 2018 si risparmieranno 662.502 euro, nel 2019 850.687 euro e 1.111.508 euro nel 2020.
Per quanto riguarda, invece, i dipendenti assunti in seguito a un futuro concorso, la proposta dell’amministrazione prevede “che le indennità vengano comprese all’interno dei tetti degli stipendi – ha aggiunto Assenza -. I limiti stipendiali per i nuovi assunti saranno quindi di 240 mila euro lordi per i dirigenti, 172 mila euro per gli stenografi, 166 mila per i segretari parlamentari, 115 mila per i coadiutori e 99 mila per gli assistenti parlamentari”.
“I sindacati – ha concluso Assenza – hanno apprezzato la proposta, ma hanno chiesto tempo per approfondirla. Hanno condiviso anche l’ipotesi di istituire tavoli tecnici per rivedere gli assetti dei dipendenti assunti dopo il 2013”.
Il prossimo incontro è previsto per il 14 febbraio.