Vincenzo Pirrotta interpreta Tamerlano nell’inedita riscrittura di Luigi Lo Cascio in prima nazionale al Teatro Biondo di Palermo
Luigi Lo Cascio è autore e regista di un’inedita riscrittura del Tamerlano di Christopher Marlowe, il più controverso autore elisabettiano, che debutta in prima nazionale al Teatro Biondo di Palermo il 9 febbraio 2018 alle 21.00.
Protagonista dello spettacolo, prodotto dal Biondo di Palermo, è Vincenzo Pirrotta, che sarà affiancato da Tamara Balducci, Gigi Borruso, Lorena Cacciatore, Giovanni Calcagno, Paride Cicirello, Marcello Montalto, Salvatore Ragusa, Fabrizio Romano.
Le scene e i costumi sono di Nicola Console e Alice Mangano, le musiche di Andrea Rocca e le luci di Cesare Accetta. Repliche fino al 18 febbraio e, dal 14 al 18 marzo, al Teatro Verga di Catania.
Eccessivo, strabordante, visionario come il suo autore, Tamerlano è il racconto della smisurata bramosia di potere del protagonista, leggendario condottiero turco-mongolo vissuto nel XIV secolo.
Una figura titanica, eroe violento e sanguinario, che aspira a un’illimitata potenza ma che diventa vittima della sua stessa ossessione distruttiva, metafora di un potere senza freni che divora se stesso.
“All’origine di questo spettacolo c’è sicuramente il Tamerlano di Christopher Marlowe – racconta Lo Cascio – La scrittura del testo si è andata manifestando, per me, quasi nei termini di un congedo, se non di una polemica diserzione, dall’opera di partenza. Mi riferisco alla sostanza concettuale ovviamente e non alla sua irraggiungibile potenza e intensità poetica. Il titano inscalfibile di Marlowe, già subito a una prima impressione, mi è parso così monolitico, così assiduamente fanatico, che mi è venuta la tentazione – che ho cercato poi di rendere plausibile sulla scena – di immaginarlo più tragicamente vittima di un atto da lui stesso compiuto, poi dilaniato da una sofferenza atroce, da un profondo smarrimento, infine forse soggetto a un vero e proprio rivolgimento interiore. In crisi entra proprio la fascinazione, l’amore smisurato che Tamerlano nutre per se stesso in quanto guerriero. In questo spettacolo si immagina che Tamerlano, prese le distanze dai combattimenti, subito prima di morire, ricapitoli la sua vicenda sanguinaria fino al compimento di un atto brutale che lo costringe a constatare l’effettiva natura di scempio della guerra, un massacro insensato che non prevede vincitori ma solo disastro diffuso e imparziali rovine”.