Piantato oggi un albero di ulivo al Giardino Azoti, in memoria del segretario della Camera del Lavoro ucciso dalla mafia
Un albero di ulivo è stato piantato stamattina dalla Cgil Palermo e dal dipartimento Legalità Cgil Palermo, davanti al cippo che ricorda Nicolò Azoti, il segretario della Camera del Lavoro di Baucina ucciso il 21 dicembre di 71 anni fa, nella villetta a lui intestata in via Savonarola. “Ricordare la nostra storia, ricomporre la memoria di tutti i figli della resistenza del popolo siciliano è il nutrimento essenziale, la linfa vitale, per tutte le iniziative che la Cgil porta avanti e che hanno al centro il lavoro come valore – ha dichiarato il segretario generale della Cgil Palermo Enzo Campo – Sono tanti i dirigenti sindacali uccisi, molti dei quali poco noti, che ancora dobbiamo ricordare. Alcuni, come Antonella Azoti, hanno lanciato un urlo per chiedere il riconoscimento della storia del proprio padre, ucciso dalla mafia, altri non l’hanno voluto fare non accettando una realtà così dolorosa, altri sono venuti ai funerali per la prima volta in pubblico dopo decenni di oblio con i vestiti della festa. Noi proveremo a ricordare tutti”.
Alla cerimonia sono intervenuti la figlia Antonella Azoti lo Spi Cgil, l’associazione Libera, il centro Pio la Torre, l’Anpi, l’istituto Gramsci, il centro di documentazione Peppino Impastato la cooperativa Placido Rizzotto, il movimento per la casa 11 luglio, i nipoti di Placido Rizzotto e Giuseppe Puntarello, altri due dirigenti sindacali vittime della mafia. “Antonella Azoti è stata una testimone importante, perché si è battuta per far sì che la memoria di suo padre venisse riconosciuta – ha detto il responsabile del dipartimento legalità della Cgil Palermo Dino Paternostro, ricordando i dirigenti e capi lega di quell’antimafia sociale formata dal movimento dei lavoratori e dei contadini – Sono stati tantissimi i caduti, sull’onda di una lunga strage al rallentatore, che ha avuto come denominatore comune l’attacco al movimento dei lavoratori, decapitando chi organizzava i lavoratori per la conquista dei diritti”. “Un rosario infinito di morti che ha costretto nel lutto tantissime famiglie” – ha aggiunto Antonella Azoti – Molti sono rimasti nel silenzio per difendere il loro caro. Un silenzio che ha condannato anche me per 46 anni, e che un giorno davanti all’albero Falcone ho voluto spezzare. Non era solo la mia storia che volevo venisse ricordata. Mio padre, così come gli altri, sono stati uccisi per una causa comune, per il movimento dei contadini. Siamo tutti figli loro”.