L’elezione di Miccichè alla presidenza dell’Ars fa implodere il Pd. Eletti i vicepresidenti Di Mauro e Cancelleri
Gianfranco Miccichè si riprende la carica di presidente dell’Assemblea regionale lasciata nel 2008. Ci sono voluti tre scrutini. Fumate nere per appena un voto. Anche per la forzata assenza di un deputato di maggioranza colpito da un grave lutto e per due franchi tiratori annidati nel centrodestra ma alla fine Miccichè ha “straripato”, ricevendo anche la telefonata del ministro Lotti con gli auguri di “buon lavoro”. Infatti, gli bastavano 35 voti e ne ha avuti 39. Un risultato oltre le aspettative, conseguito nonostante i due franchi tiratori che si sono manifestati “coerentemente” nei tre scrutini, “annullati” comunque dal voto scoperto di due parlamentari di Sicilia Futura Nicola D’Agostino ed Edy Tamajo, vicini all’ex ministro Salvatore Cardinale (anche se il primo, secondo alcune indiscrezioni, starebbe per approdare verso altri lidi centristi) e da quello coperto di 4 degli 11 deputati del Pd, definiti dall’ex capogruppo ed ex assessore all’Agricoltura Antonello Cracolici “4 utili idioti”. In realtà sono in molti a pensare che dopo otto anni di Governo della Regione i dirigenti del Pd sempre più autoreferenziali e lontani dalla la base di sinistra, farebbero fatica a sopravvivere senza il potere. Questo potrebbe spiegare i voti sottobanco andati a Miccichè, tralasciando le “prove tecniche” delle larghe intese in salsa siciliana poiché in ambito nazionale sarebbero impraticabili.
Si è detto “dispiaciuto e amareggiato” per la spaccatura del Pd in aula l’ex vice presidente dell’Assemblea Giuseppe Lupo.
“Proviamo vergogna per il comportamento di alcuni dei nostri parlamentari rispetto al voto per l’assegnazione della presidenza dell’Assemblea regionale siciliana”. Lo scrivono in una nota 21 dirigenti siciliani dei Giovani democratici (Gd), dopo le dinamiche elettorali che hanno portato Miccichè ai vertici dell’Ars.
“Siamo stati spettatori, vivendola con forte imbarazzo, dell’evoluzione post-voto in Sicilia. La giornata di sabato, continua la nota, “ha confermato in maniera disarmante che una parte della classe dirigente del nostro partito non ha il minimo rispetto per se stessa. Andando ben oltre il riconoscimento dell’onore delle armi, il gesto di votare il commissario di Forza Italia nonché uomo di punta del centrodestra è un atto vergognoso. Chiediamo alla classe dirigente del Pd siciliano di prendendo le distanze da un tale gesto, prendendo misure nei loro confronti”.
Sulla vicenda interviene anche Attilio Licciardi, componente dell’Assemblea Nazionale del Pd, area Orlando: “Quello che è successo per l’elezione di Miccichè è una vergogna e anche una mortificazione per quanti, malgrado tutto, continuano a credere nel Pd come baricentro di un centrosinistra largo ed inclusivo. Qualcuno deve dare spiegazioni esaurienti su questo scempio”. “Intanto come Coordinamento provinciale dell’area Orlando noi convochiamo un incontro aperto a tutti che si terrà mercoledì 20 alle 17,30 nei locali della Federazione in via Bentivegna. Vogliamo dire la nostra e ostacolare questa intollerabile deriva centrista del Pd”.
In sintesi, il Pd è imploso, a causa delle palesi contraddizioni al suo interno, dove le varie anime sono in perenne conflitto fra loro, a tal punto da indurre Cracolici a congelare la sua iscrizione al gruppo parlamentare. Se a questo aggiungiamo il calo della popolarità di Matteo Renzi e la nascita del nuovo soggetto politico “Liberi e uguali” del presidente del Senato Pietro Grasso che si pone alla sinistra del partito democratico, per i Dem non è proprio un bel periodo, soprattutto in prospettiva delle elezioni di marzo.
Intanto, oggi a Sala D’Ercole, Roberto Di Mauro, rieletto all’Ars con la lista Popolari e Autonomisti e Giancarlo Cancelleri candidato governatore del M5s alle regionali dello scorso 5 novembre, sono stati eletti vicepresidenti dell’Assemblea regionale siciliana. Fuori è rimasto il Pd che rischia di non avere alcun rappresentante nel consiglio di presidenza. Mercoledì 20 dicembre, alle ore 16, ultimo atto per eleggere i questori e i segretari.