Fesr 2007-2013, 500 mila euro il costo di ogni posto creato. Cisl Sicilia: “Questo dato è la certificazione del fallimento dei governi Lombardo e Crocetta”
“È sconcertante quanto si legge nelle tabelle del Defr 2018-2020, approvato nei giorni scorsi dalla Giunta regionale. Se poi l’antipolitica disfattista e nichilista monta, una ragione c’è”. Così Mimmo Milazzo, segretario della Cisl Sicilia, alla notizia che secondo le tabelle varate dal Governo, con i 4,2 miliardi di euro certificati, del Fesr 2007-2013, sono stati creati nell’Isola 8.663 posti di lavoro. Una cifra importante? “Ma quando mai”, ribattono alla Cisl. E non solo perché la ricaduta occupazionale degli investimenti promossi, è stata comunque inferiore al target di 9.500 posti, prefissato nel programma. E neppure perché non è chiara la tipologia dei rapporti di lavoro creati con quegli investimenti: “se stabili o precari”. Il fatto è, punta il dito la Cisl che, stando alle stesse tabelle, ogni posto creato ha richiesto la cifra-monstre di 484 mila euro di spesa. “Quasi 500 mila euro – sbotta incredulo Milazzo – per ogni posto. Roba da non crederci”. E c’è dell’altro, rileva la Cisl. Come segnalato dall’economista Franco Garufi, e stando alle elaborazioni del nucleo di valutazione degli investimenti pubblici della Regione, gli investimenti a valere sul Fesr 2007-2013 hanno generato, complessivamente, un incremento del Pil di un miliardo circa. Insomma, osserva la Cisl, “la Regione degli ultimi due governi, che hanno gestito sul piano politico-amministrativo il Fesr 2007-2013, spende 4,2 miliardi, ne genera appena uno di incremento del Pil. E determina la creazione di 8.663 posti al prezzo di quasi 500 mila euro a posto”. Come dire, commenta Milazzo, che le tabelle varate dalla Giunta regionale “certificano il fallimento sul piano delle politiche economiche e sociali e della gestione dei fondi Ue, del governo Lombardo, rimasto in carica dal 2008 al 2012. E di quello Crocetta, che gli è succeduto e che tra poche settimane taglierà il traguardo della sedicesima legislatura”. Con questa politica c’è poco da stare allegri, sottolinea la Cisl per la quale “dire che c’è bisogno di una svolta sembra quasi un’ovvietà”.