Candidature alla presidenza della Regione, Miccichè “silura” Musumeci e abbraccia Alfano

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La data delle prossime regionali (5 novembre), con il passare dei giorni, si avvicina sempre di più e i tatticismi delle varie forze politiche in campo per concordare con i potenziali alleati la scelta di un candidato alla presidenza della Regione incominciano a mettersi da parte per fare posto al “pragmatismo politico”. Sul fronte del centrodestra il coordinatore regionale di Forza Italia Gianfranco Miccichè archivia l’ipotesi (forse mai presa seriamente in considerazione) di un accordo per candidare Nello Musumeci leader di #DiventeràBellisima alla presidenza della Regione siciliana. A supportare questa decisione, secondo alcune indiscrezioni, ci sarebbe la chiusura di un accordo con Angelino Alfano, un “ticket” che prevede il sostegno di Forza Italia alla candidatura dell’eurodeputato Giovanni La Via e la presidenza dell’Assemblea regionale siciliana ad un forzista, (ovvero a Miccichè).

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“Ho fatto trattative tutta la vita – afferma Miccichè – da quando lavoravo in Fininvest. Se vado da un cliente devo offrirgli qualcosa, non dirgli che deve fare quello che voglio io. Musumeci ha snobbato Alfano, che io ho cercato, e infine l’ha invitato a non farsi vedere in Sicilia in campagna elettorale. Un ministro degli Esteri… Musumeci poteva dirmi subito come stavano le cose”.

Miccichè è convinto che con i centristi, stimati tra il 6 e l’8% nell’Isola, si può provare a vincere contro i cinque stelle e il Pd ma è soprattutto la prospettiva della nascita di un Ppe siciliano che avrebbe spinto gli alfaniani ad abbandonare definitivamente il centrosinistra.

E da Roma arriva anche un commento del vicepresidente dei senatori di Alternativa popolare-Centristi per l’Europa, Bruno Mancuso: “La politica non si fa con i veti e con il livore ma attraverso il paziente confronto, il dialogo e l’ascolto. Ciò riguarda in particolare la Sicilia e le parole del coordinatore di Fi Miccichè non possono che essere accolte con favore e soprattutto con grande attenzione. Nessuno si può permettere di arrivare in Sicilia ed imporre veti, lavorando contro chi da anni è impegnato per questa terra e per i siciliani. Alternativa popolare sta procedendo lungo un cammino che punta ad unire e non dividere, come invece fa Giorgia Meloni. Il suo livore è destinato soltanto a mettere in difficoltà un’aggregazione che potenzialmente ha i numeri per vincere. Ma soprattutto ha la possibilità di battere il populismo e la demagogia grillina, che dovrebbe essere il vero ed unico nemico”.

Sulla stessa linea la dichiarazione di Simona Vicari, senatrice di Alternativa popolare-centristi per l’Europa: “I veti posti da Giorgia Meloni e Musumeci sono inaccettabili e rischiano di consegnare la Sicilia al Movimento Cinque Stelle. La Meloni vuole per caso fare il bis dopo aver consentito a Roma alla Raggi di arrivare comodamente alla vittoria? In politica è il dialogo ed il confronto che paga e non la rigidità. Per questo risultano ancora più significative ed importanti le parole di Miccichè, che oggi ha confermato la volontà di continuare con Ap lungo un percorso che possa portare a realizzare una coalizione in grado di sconfiggere l’antipolitica ed il populismo”.

Tra i sostenitori di Musumeci non si sono fatte attendere le reazioni: “Considero incomprensibile – dichiara Giorgia Meloni presidente di Fratelli d’Italia – la posizione di Forza Italia espressa da Gianfranco Miccichè. Dire che non sosterranno Nello Musumeci perché ha chiesto l’esclusione di chi oggi governa con Crocetta, tra tutti i motivi che si potevano trovare, è l’unico non serio. Berlusconi ci dica se condivide la posizione di chi, nel suo partito, vuole rompere la coalizione di centrodestra per andare in soccorso ad Alfano”.

“Sono sorpreso dalla dichiarazione di Miccichè – afferma Lorenzo Cesa, segretario nazionale Udc – e faccio un appello affinché si arrivi a ricercare le ragioni per tenere unito tutto il centrodestra. Per quanto riguarda l’Udc faremo ogni sforzo per raggiungere questo obiettivo, unico viatico per la vittoria della Regione”.

“Ma davvero Miccichè, come 5 anni fa, vuole far perdere in Sicilia il centrodestra dividendolo? E quale sarebbe il candidato migliore di Musumeci”? Si chiede Ignazio La Russa, deputato di Fratelli d’Italia. “Se fa 4 nomi – continua La Russa – è come non farne nessuno. Ma se per assurdo Giorgia Meloni, colpita sulla via di Damasco, volesse convergere sul buon Schifani, c’è qualcuno realmente pronto a credere che potrebbe superare Nello Musumeci che ha ribadito di candidarsi comunque, e battere sinistra e 5 Stelle? Aspetto che sia come sempre il pragmatismo e l’autorevolezza di Berlusconi che sa leggere i sondaggi e che ha sempre stimato Musumeci, a mettere ordine in Forza Italia contro ogni velleità e divisione”.

Alessandro Pagano segretario regionale Sicilia occidentale della Lega-Noi con Salvini, assimila tutta la vicenda alla “favola di Esopo del lupo e dell’agnello”. “L’ultima di Miccichè su Musumeci – afferma Pagano – sembra come la favola di Esopo del lupo e dell’agnello, con il lupo a monte che accusava l’agnello a valle di intorbidire l’acqua che beveva. È chiaro che se Miccichè farà fallire l’accordo sarà per la seconda volta responsabile della sconfitta dl centrodestra unito in Sicilia. E dopo Crocetta regalerà la regione ai 5 Stelle. Così come è altrettanto chiaro che il richiamo al Ppe ha un solo significato, aprire all’inciucio con il Pd dopo il voto delle prossime politiche. Ma anche in quel caso rischiano di fare i conti senza l’oste. Riteniamo che l’ennesimo appello del movimento di Musumeci vada accolto. Nel frattempo rimaniamo in attesa che Miccichè rinsavisca. Se non altro perché Alfano si è già buttato tra le braccia del Pd”.

Comunque, al di là delle dichiarazioni, tra i politici del centrodestra, sono in molti a temere la replica dello scenario politico del 2012 quando candidandosi, Miccichè consegnò a Rosario Crocetta le chiavi di Palazzo d’Orleans ma in questa tornata elettorale a beneficiare delle divisioni interne al centrodestra potrebbe essere il candidato alla presidenza Grillino Giancarlo Cancelleri. Qualcuno già parla di “corsi e ricorsi storici” di vichiana memoria.

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