Siciliani Liberi, l’indipendentista La Rosa candidato alla presidenza della Regione

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da sinistra Roberto La Rosa e Massimo Costa

L’avvocato palermitano Roberto La Rosa, indipendentista “Doc”, già storico dirigente del Fronte Nazionale Siciliano – Sicilia Indipendente, che si definisce un patriota, è il candidato alla presidenza della Regione del movimento Siciliani Liberi. Uno dei punti centrali del programma del movimento è l’istituzione in Sicilia di una Zona economica speciale attraverso cui dare battaglia allo Stato italiano e ottenere l’indipendenza dell’isola. Per La Rosa “l’indipendenza economica è la chiave per l’indipendenza dei siciliani”. “Tutti gli anni ci sono dieci miliardi di euro siciliani che rimangono a Roma sotto forma di tasse – sostiene La Rosa – e in cambio di questo noi siciliani siamo trattati come sudditi di una colonia”. “Facendo tornare in Sicilia quei dieci miliardi all’anno potremmo istituire davvero un reddito di cittadinanza per tutti, e con cognizione di causa, perché sappiamo già dove prendere i soldi. Con la disponibilità economica possiamo fare una politica assistenziale e dare vantaggi alle imprese, creando, con il taglio delle tasse, almeno centomila posti di lavoro”. “Inoltre, appare inaccettabile – continua La Rosa – che l’attuale governatore “coloniale” usi come motto ‘La Sicilia ai Siciliani’, titolo del manifesto indipendentista di Antonio Canepa, comandante dell’EVIS degli anni ’40. Quel motto – conclude – è patrimonio inalienabile degli indipendentisti ed è un oltraggio che venga usato proprio da chi ha regalato allo Stato prerogative e risorse”.

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“Il progetto dei Siciliani Liberi è alternativo ai partiti italiani” – evidenzia Massimo Costa presidente del movimento indipendentista – ma non risparmia qualche battuta nei confronti di Franco Busalacchi, altro candidato indipendentista a Palazzo d’Orleans. “Dietro il simbolo di Siciliani Liberi c’è un partito, delle persone, mentre Nuovi Vespri è una lista. La Rosa è stato candidato da noi, mentre Busalacchi si è candidato autonomamente, e noi pensiamo che in un ordinamento democratico – conclude Costa – non si può essere sottoposti a diktat individuali”.

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