Lavoro, protesta ad alta tensione degli edili. Operai in sit-in sullo scorrimento veloce, Palermo-Agrigento
Chiuso per un’ora lo scorrimento veloce Palermo-Agrigento per la protesta degli edili che lavorano al cantiere del tratto stradale Bolognetta-Lercara. Un’adesione massiccia: al sit-in di protesta, dalle 7 alle 12, presso lo svincolo a poca distanza dall’uscita per Bolognetta, hanno partecipato sotto le insegne di Fillea, Filca e Feneal circa 350 operai. Tra azienda madre e indotto lavorano complessivamente all’opera, che rischia di restare un’incompiuta, 500 operai.
Altissima la tensione. “Oggi la presenza di tanti operai dimostra quanto la crisi nel settore preoccupa gli operai e la tensione, per questo, continua a salire. La Palermo-Agrigento è rimasta paralizzata da un’ora. E purtroppo da parte della presidenza della Regione siciliana e dall’assessorato Infrastrutture non arrivano risposte: nonostante le nostre ripetute richieste di incontro, le istituzioni continuano a latitare”, dichiarano i segretari generali di Fillea Cgil Palermo e Feneal Uil Palermo Francesco Piastra e Ignazio Baudo.
L’opera rischia di non essere completata per mancanza di finanziamenti e per un centinaio di lavoratori già nei prossimi mesi si agita lo spettro del licenziamento. Lo svincolo per Bolognetta, che rientrava nel progetto della Bolognetta-Lercara, e avrebbe potuto allungare il lavoro di altri 8 mesi, è stato stralciato. “Il finanziamento previsto per lo svincolo, di 14 milioni, è stato utilizzato per altre necessità dalla Regione – aggiungono Piastra e Baudo – Il primo lotto, attualmente in corso, è arrivato al 60 per cento e presto inizieranno i licenziamenti. A 17 lavoratori a tempo non è già stato confermato il contratto. A luglio altri 15 rischiano di andare a casa e l’azienda sta avviando le procedure di riduzione del personale per 70 operai a tempo indeterminato. Progressivamente saranno coinvolti tutti gli altri”.
Gli altri due lotti da ammodernare, inizialmente previsti, la Palermo-Bolognetta e la Lercara Friddi-Agrigento, sono fermi. “Per il primo lotto esiste il finanziamento del Cipe ma manca il progetto. Per il secondo mancano progetto e risorse – proseguono Piastra e Baudo – C’è una situazione di crisi generale dell’edilizia a Palermo che verrebbe aggravata con questi nuovi licenziamenti, in un contesto in cui sono fermi anche appalti che potrebbero partire, come il raddoppio ferroviario Ogliastrllo-Castelbuono, o l’entrata a regime dell’anello ferroviario della Tecnis, che potrebbero garantire nuove assunzioni. C’è difficoltà sia nel far partire i cantieri che nel portare avanti le opere, anche per inadempienze burocratiche”.
Nella zona del comprensorio palermitano, dove è in atto la mobilitazione, ci sarebbero 11 milioni di euro del Patto per il Sud per le strade secondarie ma i bandi di gara non partono. Con interi paesi, da Villafrati a Corleone, irraggiungibili.
Nella protesta trovano anche spazio le preoccupazioni di ordine pensionistico degli operai del comparto: nelle iniziative fatte in Italia da Fillea, Filca e Feneal, che culmineranno nello sciopero nazionale dell’edilizia del 25 maggio, c’è la richiesta pressante di rivedere la legge Fornero.
Antonino De Luca, 62 anni, operaio della Bolognetta-Lercara, oggi non può più andare in pensione. “Per la legge Fornero potrò andare in pensione forse a 66 anni, mi mancano un bel po’ di contributi e se ora mi licenziano tornerò in disoccupazione. Ma poi come faccio a trovare un nuovo lavoro? Faccio l’autista di mezzi pesanti e alla mia età diventa pericoloso, dovrei fermarmi. Il nostro lavoro è usurante, non si può chiedere a un edile di restare al suo posto fino a 70 anni”.
Carmelo Spinella, ha 39 anni, è di Marineo e sul suo futuro lavorativo non nutre grandi speranze: “Mi trovo a fare i salti mortali per campare la famiglia. Oggi ho un lavoro, la mia ditta mi paga. Ma domani, appena qui il lavoro finisce? Per costruire le strade ci sono i soldi della Comunità europea e del Patto del Sud. Perché non vengono utilizzati? Noi vogliamo lavorare e mettere in sicurezza queste strade secondarie dove ogni mese muoiono decine di persone. Basterebbe un anno di vitalizio dei politici per finire la strada. Perché non lasciano le loro poltrone, si rimboccano le maniche e vengono a lavorare con noi? Così capiscono quant’è duro il nostro lavoro”.