Festa della Regione, Siciliani Liberi: “La nostra festa resta il 31 marzo, anniversario del Vespro”

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Oggi per il 71^ anniversario dell’attuazione dello Statuto Speciale concesso dal Re Umberto II il 15 maggio 1946, non sono mancate le critiche e le rivisitazioni storiche in chiave autonomista e indipendentista. Al di là delle legittime e diverse posizioni sullo Statuto, è innegabile che questo potenziale strumento di sviluppo socioeconomico del territorio, nel corso degli anni, sia stato svuotato progressivamente delle sue prerogative fondamentali. Infatti, lo Statuto speciale della Sicilia doveva consentire alla regione un’ampia autonomia politica, legislativa, amministrativa e finanziaria ma nei fatti tutto questo è rimasto lettera morta, compresa la tanto “agognata” autonomia fiscale, eliminata con un colpo di mano a Roma. Nel contesto contemporaneo, lo Statuto Speciale resta un documento impresso solo sulla carta, un “fuoco fatuo” che non ha più alcuna forza per rilanciare l’Isola al centro del Mediterraneo.

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Intanto, gli indipendentisti del Centro studi “Andrea Finocchiaro Aprile” coordinati da Giuseppe Scianò ribadiscono il convincimento che non vi sia niente da “festeggiare”. Infatti quello “Statuto”, peraltro di natura “pattizia” non è mai stato applicato integralmente”. “Sono stati così traditi i diritti fondamentali, le speranze e le aspettative del popolo siciliano che in quel tormentato dopo-guerra lottava per l’indipendenza della Sicilia”. “Va sottolineato in particolare – continua Scianò – che è stato quindi unilateralmente violato il “Pactum” solennemente stipulato tra i rappresentanti del popolo siciliano in armi e i rappresentanti dell’intero “Stato” italiano dell’epoca: dal Re d’Italia Umberto II di Savoia al Capo del governo, ai ministri ed ai presidenti facenti funzione della Camera e del Senato. Un dato di fatto, quest’ultimo, che riapre drasticamente, in tutta la loro gravità, i termini della “Questione siciliana”.

“Il fatto poi che lo Statuto siciliano, in tutto questo tempo, sia stato manipolato, mutilato, alterato nel ruolo e nelle funzioni – evidenzia Scianò – dimostra la sussistenza della subordinazione coloniale subita dal Popolo Siciliano sin dal 1860. E fino al giorno d’oggi, seppure Mutatis Mutandis”. “Va sottolineato in particolare che, di fatto, veniva, unilateralmente violato quel “Pactum” sulla base del quale era stata interrotta la guerriglia indipendentista. Più scorretti di così non si poteva e non si può essere”.

“Le tante esternazioni, talvolta apparentemente condivisibili, sul fatto che la Regione Siciliana sia diventata un carrozzone sono spesso interessate e sospette e finalizzate a fare il gioco dei partiti Italiani e delle loro “filiali” in Sicilia. Confermano, però – sottolinea Scianò – che occorre una rivoluzione culturale e politica “siciliana” e “sicilianista”. E non giustificano certamente le grandi manovre antisiciliane in corso, né l’azione dei tanti politicanti -, locali e non, – che vorrebbero abolire lo Statuto e la stessa Regione siciliana, anche al fine di “smembrare” il territorio siciliano in tre o quattro regionicchie, denominate in vario modo. E con la riserva mentale di utilizzarle come altrettanti “califfati” da affidare a personalità di “fede antisiciliana”. Di pari passo va la proposta, sempre antisiciliana, di accorpare “pezzi” della Sicilia a mega-aree continentali anche italiane”.

“In questo contesto politico, culturale ed istituzionale, gli indipendentisti del Centro “AFA” – prosegue Scianò – ritengono doveroso rinnovare con forza la proposta di dichiarare, – da questo momento in poi, – la giornata del 15 maggio di ogni anno come “Giornata di lutto per il popolo siciliano”. Non già per fare vittimismo o per piangersi addosso (come pure qualcuno spererebbe), ma piuttosto come giornata della consapevolezza e dell’impegno indipendentista. Per riproporre, cioè, anche a livello europeo, la “Questione siciliana”, che è, – come i fatti dimostrano, – una “Questione” la cui soluzione si trova nel riscatto, nella rinascita e nell’indipendenza della “nazione siciliana”. “Una “Questione”, quella siciliana, importante quanto lo sono tutte le singole questioni delle nazionalità e dei popoli che si tenta di “abrogare”, – persino nell’ambito dell’Europa, nonostante si tratti di popoli che hanno contribuito in maniera determinante alla creazione della stessa civiltà europea. A questi popoli confermiamo la nostra solidarietà e la disponibilità alla collaborazione”.  “Nel caso specifico della Sicilia, oggi più che mai, – conclude Scianò – si vedono traditi anche quegli ideali e quei princìpi che, nel 1945, avevano dato vita all’O.N.U. e che erano condivisi e perorati pienamente dall’Indipendentismo siciliano forte e puro, guidato da Andrea Finocchiaro Aprile”.

Su questa scia anche la nota pubblicata sul sito del movimento “Siciliani Liberi” guidato da Massimo Costa, che a Palermo vede candidato a sindaco Ciro Lomonte: “Noi il 15 maggio non festeggiamo più, aspettiamo la festa dell’indipendenza. Lasciamo questa “commemorazione” agli unitaristi ossessionati. Lasciamo volentieri agli “autonomisti” più o meno intruppati negli schieramenti italiani di “centro-destra” e “centro-sinistra”. E le ragioni non mancano. La Sicilia è al collasso. il 70 % di disoccupazione giovanile e le 12 ore per andare in treno da Palermo a Trapani rappresentano il fallimento ormai definitivo di ogni forma di appartenenza della Sicilia all’Italia. Basta, non ne parliamo più. Per anni abbiamo chiesto l’attuazione dello Statuto e – chissà – come tappa intermedia, verso l’indipendenza, qualche articolo potrebbe ancora esserci utile. Ma non si celebra un fantasma o un cadavere. Lo Statuto è morto, nel 1956, con la soppressione dell’Alta Corte. L’Autonomia si è persa poi piano piano per strada. Il fallimento della Sicilia non è solo materiale, ma soprattutto morale, con gran parte della sua classe dirigente, anche tra i giuristi, che si parlano addosso come parrucconi per “riformare” un’autonomia che non c’è più. La Sicilia è una colonia, solo un cieco non se ne accorgerebbe. E il 15 maggio non c’è proprio nulla da festeggiare. Diciamo che è un giorno di lutto. La nostra festa resta il 31 marzo, Anniversario del Vespro”.

Il presidente della Regione Rosario Crocetta invece, torna a celebrare lo Statuto nella sala del teatro Politeama nonostante l’assenza di difesa dello Statuto siciliano degli ultimi anni, depotenziato da irrazionali accordi spesso imposti da Roma. Intanto, recentemente, ad Enna il Movimento per l’Autonomia insieme al Movimento nazionale siciliano hanno riunito le forze per la nuova costituente siciliana, ovvero “lavori in corso” per un nuovo partito autonomista che miri a rivitalizzare e rilanciare l’Autonomia siciliana.

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