Primarie, il grande “bluff” del centrodestra
Nel centrodestra le primarie non rappresentano uno strumento tradizionale e consolidato per selezionare i candidati della coalizione nelle competizioni elettorali. Si tratta di un iter già collaudato nel centrosinistra, non senza polemiche e critiche, che diventa però un contesto da esplorare nel centrodestra. Lo sa bene il deputato regionale di Forza Italia Marco Falcone, il quale si è dimesso da coordinatore del comitato organizzatore delle primarie. La decisione del capogruppo azzurro all’Ars ha amplificato i malumori interni a Forza Italia, alimentati dalla componente più vicina al presidente Berlusconi, da sempre contraria alle primarie. Sarà stata una semplice coincidenza ma la decisione di Falcone è arrivata dopo l’annuncio del Senatore e collega di partito Vincenzo Gibiino, a candidarsi per Palazzo d’Orleans, passando dalle primarie (ha già raccolto 8 mila firme) in competizione con Nello Musumeci e il suo movimento Diventerà Bellissima (che il 27 marzo, giorno d’avvio della campagna elettorale per la sua coalizione, lascerà la guida della Commissione Antimafia, rimanendone componente), Angelo Attaguile (Noi con Salvini) e Gaetano Armao leader del Movimento Nazionale Siciliano. Per la portavoce di Diventerà Bellissima Giusy Savarino le dimissioni di Falcone sono “un segnale preoccupante non tanto per le forze politiche coinvolte, quanto per le migliaia di siciliani che in questi giorni stanno partecipando con entusiasmo alla scelta democratica del candidato alla presidenza della Regione”. Per Armao c’è “l’obbligo morale di arrivare al massimo di unità e di condivisione per costruire una coalizione in grado di vincere e riscattare la Sicilia”.
Questo nuovo scenario potrebbe compromettere l’unità del centrodestra, ripercorrendo il “suicidio” politico delle ultime regionali siciliane, quando il centrodestra spaccato consegnò la vittoria alla sinistra che ha espresso l’attuale presidente della Regione Rosario Crocetta.
Una cosa sembra chiara. Le primarie sono in pochi a volerle realmente. Non le vuole l’ex ministro Stefania Prestigiacomo (autorevole possibile candidata alla presidenza della Regione sponsorizzata da Miccichè) che ha fatto propria la posizione del Cavaliere contrario allo strumento delle primarie per selezionare il candidato presidente del centrodestra. Non le vuole il senatore Renato Schifani che le considera un metodo “sbagliato per riunire la coalizione” né sembra particolarmente gradirle il leader di Cantiere popolare e capogruppo di Scelta Civica-Ala alla Camera dei deputati, Saverio Romano mentre il commissario regionale degli azzurri Gianfranco Miccichè dopo qualche titubanza iniziale, ha dato il via libera alla raccolta delle firme per scegliere i competitor che si sarebbero dovuti confrontare nelle primarie. Oggi è tutto fermo. Eppure, al contrario di quanto accade in ambito Dem, dove chiunque dall’esterno può condizionare il risultato della consultazione, il regolamento delle primarie siciliane di centrodestra prevede, tra le norme introdotte, la preregistrazione dei votanti.
Il “bluff delle primarie” non potrà reggere per molto tempo poiché il nodo della scelta del candidato a presidente della Regione si dovrà sciogliere possibilmente in maniera unitaria per evitare il rischio di un’altra sonora sconfitta elettorale. Della coalizione fanno parte, oltre a Forza Italia, Diventerà Bellissima, Cantiere Popolare, Fratelli d’Italia, Lega, Udc e Movimento Nazionale Siciliano. Il 23 aprile è la data fissata per le primarie della coalizione di centrodestra alternativa all’attuale governo Crocetta e al Pd ma – secondo alcune indiscrezioni – potrebbero essere rinviate a dopo l’elezione del sindaco di Palermo. Infatti, l’elezione del primo cittadino del capoluogo siciliano potrebbe determinare nuovi equilibri politici in vista delle regionali di ottobre.