Crocetta-D’Alia, “la quiete dopo la tempesta”
Arriva “la quiete dopo la tempesta”. Infatti, dopo le fibrillazioni dei giorni scorsi, a sancire una “tregua armata” tra il presidente della Regione siciliana Rosario Crocetta e i Centristi per l’Europa di Gianpiero D’Alia, è stata la nomina di Carmencita Mangano assessore alla Famiglia al posto di Gianluca Miccichè che si era dimesso dopo due servizi delle Iene sui fratelli disabili Pellegrino.
Il neo assessore regionale alla Famiglia, dirigente medico dell’Asp di Palermo e già candidata nelle liste dell’Udc alla Camera nel 2013, proviene da una famiglia di politici democristiani. Il padre, Salvatore Mangano, consigliere provinciale eletto nel collegio di Corleone, negli anni ’90 fu assessore ai Beni e Attività culturali della Giunta provinciale guidata da Francesco Caldaronello. Il neo assessore è la sorella di Giovanni Mangano, oculista, anche lui con un passato da consigliere provinciale e una candidatura in quota Udc per uno scranno all’Assemblea regionale siciliana non andata a buon fine.
L’ingresso della Mangano in Giunta potrebbe servire a Crocetta per prendere tempo e riflettere meglio su cosa fare, soprattutto in relazione alle possibili novità politiche provenienti da Roma. Secondo alcune indiscrezioni, Crocetta, auto-ricandidato con il suo movimento “RiparteSicilia”, pare che aspetti il momento propizio per azzerare l’attuale Giunta e fare il nuovo (ed ultimo) “governo del presidente”, andando oltre il numero record di 60 assessori nominati da un presidente di regione nel corso di un mandato. Questo gli permetterebbe di pianificare al meglio la sua campagna elettorale con assessori che politicamente risponderebbero direttamente a lui.
In prima battuta, il governatore la sua partita politica la gioca a “scacchi” con il sottosegretario alla Salute Davide Faraone, anche lui in pista per le regionali costituendo il suo think-tank, “Cambiamenti”. Negli anni passati, Faraone è stato l’unico all’interno del Pd a chiedere con insistenza di mandare a casa Crocetta per porre fine alla sua esperienza di governo. Oggi, Crocetta appare rivitalizzato grazie alle debolezze del partito democratico, soprattutto dopo la sconfitta referendaria, “distratto” dal congresso e sempre più dilaniato dai conflitti interni tra le correnti. Intanto, a Sala d’Ercole, si respira un clima di grande incertezza a causa della riduzione del numero dei parlamentari regionali che passeranno da 90 a 70, mettendo a rischio la rielezione della maggioranza dei deputati uscenti.