Con la soppressione degli ordini religiosi, dopo il 1866, la tradizione dolciaria passò dai conventi alle fiorenti pasticcerie dell’antica Palermo. La via Vittorio Emanuele e la via Maqueda, fibrillavano di pasticcerie e caffè-ristoranti sul finire del del XIX sec. e l’inizio del XX sec. Oggi, degli eleganti e bei caffè di una volta, la città è priva. Tra gli illustri caffè, nati nei primi dell’Ottocento ricordiamo: la pasticceria Gulì (1812 ), il Cafè- Restaurant Bologni (1825), la Pasticceria e Confetteria G. Barrile (1830), il Caffè La trinacria (1840 )e La Real Confetteria del cav. Bruno (1844 ). I caffè-ristoranti erano luoghi d’incontro poiché le case erano per lo più piccole, scomode, ed il caffè era luogo ricercato utile per appuntamenti, contrattazioni, e scambio di idee e d’incontri d’amore. A tal proposito il Royal Bar, che sorgeva vicino alla pasticceria Bruno (in via Maqueda 207 – 209) veniva indicato come luogo d’incontro d’innamorati negli annunci delle corrispondenze amorose. Come si può leggere in uno di questi annunci amorosi del 1987 : “Vistavi, innamoratomi, scongiuro toccando i capelli passando Bruno, ove attendendovi con paglietta in mano grigio vestito(…)”. Oscar Wilde, durante il suo soggiorno nel capoluogo siciliano, racconta che era d’uso servire ai nobili e borghesi gelati e dolci direttamente alle carrozze, senza alcun disturbo per i passeggeri.
Ma torniamo alla storia della cassata Siciliana, la cui origine antichissima, risalente agli arabi e diffusa dalle mani esperte delle monache, divenne famosa grazie all’ingegno del pasticciere Gulì. Grandi produttori di frutta candita, i Gulì ebbero un occasione importante per reinventare la cassata siciliana. Correva l’anno 1873 ed in occasione dell’Esposizione Internazionale di Vienna, una specie di Expo di una volta, i Gulì produssero questa nuova cassata decorata con la frutta candita. La pasticceria Gulì, fondata nel 1812 ampliò le sue sedi e nel 1874, in via Vittorio Emanuele al n. 101 aprì la più famosa delle sue pasticcerie, presso Palazzo Amari. I Gulì aprirono tante altre sedi ma oggi tutte le loro pasticcerie non esistono più. Il ricordo della famiglia Gulì è vivo in città grazie al palazzo dei Gulì che si potrà ammirare passeggiando lungo via Vittorio Emanuele al n. 353. Questo edificio era la casa della famiglia ma anche la sede del laboratorio di pasticceria.
Oggi, palazzo Gulì è la sede del Museo No Mafia poiché i locali appartenenti al Comune sono stati donati all’associazione “Peppino Impastato”. A causa del lento spostarsi dell’asse cittadino dal Cassaro alla via Ruggero Settimo, insieme ad altri motivi interni alla famiglia, la pasticceria chiuse e nel 1950 il palazzo divenne di proprietà comunale. La pasticceria dei Gulì divenne Real pasticceria poiché forniva le cassate per il Quirinale. Insieme ai Gulì vi erano anche i Bruno, la cui pasticceria Reale era ubicata di fronte la chiesa di San Giuseppe dei Teatini. Bruno si vantavano sempre nelle loro pubblicità del gran numero di medaglie d’oro ricevute come premi, in varie città d’Italia ed Europa. Ed insieme ai Gulì potevano inserire lo stemma della Casa Reale nelle loro confezioni dolciarie. Se ai Gulì dobbiamo il grande onore di aver reinventata la cassata, ai Bruno l’onore di aver inventato l’iris con la ricotta. L’iris, dolce palermitano, è una focaccia fritta ripiena di ricotta e cioccolato creata dal cav. Bruno nel 1901 in omaggio a Pietro Mascagni, allora a Palermo per la prima dell’ opera lirica, Iris. A causa del lento spostarsi dell’asse cittadino dal Cassaro alla via Ruggero Settimo, tante pasticcerie chiusero ed ecco nascere nuovi locali come : Gran Caffè-ristorante del Politeama, il caffè del Kursal Biondo, la Birreria Gambrinus, il Gran Caffè Royal (all’interno del teatro Biondo) ed in anni successivi l‘American bar, il bar Moka, la pasticceria dei Caflish, pasticcera Mazzara, e il Caffè Trinacria. Ma tra i più celebri e frequentato da un pubblico eterogeneo è il Caffè Birreria Italia, presso palazzo Galati, in via Cavour divenuto poi cinema Excelsior. Il caffè con concerti di musica dal vivo era l’unico che aveva una band di tutte donne, aperto nei pomeriggi e anche la notte negli anni Venti.
Buongiorno, da siciliana ho letto con piacere questo bel testo sulle storiche pasticcerie Gulì e me ne congratulo con l’Autrice, ma da giornalista oltre che studiosa di Giovanni Pascoli – al quale ho dedicato vari saggi critici – sarei molto lieta se l’articolo potesse essere integrato dalla seguente notizia: un giorno, nella sua casa di Castelvecchio, nel Lucchese, il famoso poeta riceve da parte di suoi ex allievi un vassoio di dolci recanti il marchio di Emanuele Gulì da Palermo. Gulì sarebbe stato il nome assegnato al suo fedele amico a quattro zampe, un incrocio di levriere e bracco, entrato in casa nel 1894 e vissuto al suo fianco per diciotto anni fino al gennaio 1912, due mesi prima della fine del poeta. Gulì lo aveva anche seguito a Messina, dove il Pascoli – accompagnato dall’inseparabile sorella Mariù – aveva ottenuto la cattedra di Letteratura Latina all’Università, rimanendovi dal 1898 al 1903. Buon disegnatore, lui stesso ha lasciato di Gulì molti ritratti, nominandolo nelle lettere e nelle cartoline inviate agli amici, e lui stesso lo seppellirà nell’orto di casa disegnandone la stele funeraria.
Mi auguro che vorrete inserire questa parentesi di vita pascoliana inerente al nome Gulì (dalla pasticceria di Emanuele al grande amico di Casa Pascoli).
Grazie, cordialmente,
Claudia Antonella Pastorino – Siracusa