“Con il recupero del porticciolo – aveva dichiarato lo scorso 10 ottobre il sindaco di Palermo Leoluca Orlando – Sant’Erasmo compie un altro importante passo per tornare ad essere luogo di socialità, economia e rapporti fra le persone. Questo fondamentale strutturale che completa un percorso intrapreso da tempo e frutto della ritrovata e rinnovata collaborazione fra enti pubblici, si affianca, non solo fisicamente, a quello per il primo ostello sociale della città. Insieme renderanno questa parte della costa un nuovo polo di attrazione per i palermitani e i turisti, nel segno della riscoperta del mare come elemento vivo e vitale della città. Anche qui possiamo dire che la “missione è compiuta”.
Purtroppo è bastata qualche mareggiata per fare saltare gran parte della nuova pavimentazione che ora è da rifare. II Piano di Sant’ Erasmo, cosi viene denominato nella toponomastica storica della città, è stato a lungo un luogo identitario di fondamentale importanza nella Palermo città d’acqua, almeno prima della seconda guerra mondiale che stabilì un punto di svolta nelle relazioni, fino ad allora simbiotiche, tra città e mare. II Piano di Sant’Erasmo fu il più importante approdo fuori le mura, luogo di produzione di una cultura marinara, ormai del tutto dispersa. Ancora nei primi anni del ‘900 nella borgata di Sant’Erasmo prosperava la pesca del tonno, come testimonia una significativa documentazione iconografica. La storia dell’abbandono e del successivo degrado del porticciolo è comune a tutto il sistema costiero urbano della città, successivo al secondo conflitto e proseguito fino a una decina di anni fa, quando fu avviata dall’Autorità portuale di Palermo e dal Comune un processo di progressiva riqualificazione del waterfront. Un processo teso alla riattribuzione di funzioni coerenti con un uso collettivo della costa, in grado di integrare alle funzioni prettamente portuali quelle connesse all’ozio urbano. In questa visione progettuale, Sant’Erasmo, cosi come la Cala, rappresenta un porticciolo di città.