“Non possiamo più stare chiusi. Come viviamo? Questa chiusura da chi sarà rimborsata? Come possono sopravvivere le famiglie di coloro ai quali viene impedito di esercitare la propria attività? A breve, se non è già successo, molti imprenditori siciliani saranno tra le fauci della criminalità e degli strozzini. Il diritto al lavoro non può essere ucciso dal diritto alla salute. Devono coesistere entrambi”.
“È sotto gli occhi di tutti la scarsa efficacia dei provvedimenti finora adottati. I politici prendono decisioni improvvisate sulla base di dati che, alla luce di quanto sta emergendo in Lombardia e come ammettono tanti addetti ai lavori, sono falsati da errori madornali, ingannevoli e inficiati da duplicazioni. Fa male sentire minacciare, ancora ora, un ulteriore prolungamento delle restrizioni da parte di chi – evidentemente avulso dalla quotidiana realtà – non ha compreso la gravità della situazione e continua a non programmare per tempo gli adeguati sostegni economici per quelle attività imprenditoriali che hanno visto crollare i propri fatturati senza alcuna colpa. Adesso basta: onesti sì, fessi no”.
“Siamo solo noi, imprenditori e negozianti, circa il 30% di tutte le attività, a dover rimanere chiusi? Siamo stati noi, che ci siamo sempre adeguati alle rigorose regole sanitarie, a provocare la diffusione del contagio? O più semplicemente, come più volte denunciato per le vie ufficiali, non c’è stata la capacità organizzativa e di adozione di provvedimenti equi e razionali? Sarebbe più onesto ammettere i propri errori. Oltre a creare inique differenziazioni tra “codici Ateco”, adesso è sempre più netta la contrapposizione tra stipendiati pubblici e pensionati da una parte e imprenditori, professionisti e partite Iva dall’altro che sono enormemente più vulnerabili e stanno pagando più di altri”.
“Troppe le promesse non mantenute e nessuna reale visione d’insieme. Gli imprenditori si ritrovano, ormai da un anno, a non poter programmare le proprie attività, a non poter garantire più occupazione ai propri dipendenti, a non poter assolvere alle scadenze tributarie, a non avere più altre possibilità di indebitamento con le banche – ammesso che sia opportuno indebitarsi senza avere una corretta visione del futuro – e avendo già dato fondo ai propri risparmi nel tentativo di portare avanti con dignità e onestà le proprie imprese”.