La settimana appena trascorsa è stata ricca di eventi finalizzati all’informazione, divulgazione e sensibilizzazione sul fenomeno “violenza sulle donne”. Mi preme darvi alcuni report in merito ai dati italiani, come il numero degli inscritti per i quali è iniziata azione legale, ricavate da Fonte Audizione Istat 2017: per maltrattamenti 21.305; stalking 15.733; violenza sessuale 6.196 e per femminicidio 149.
La grande innovazione a livello giuridico è certamente il codice rosso, che definisce tempi e sinergie delle principali agenzie istituzionali per la difesa delle donne in prima linea, ideato proprio per diminuire i tempi d’intervento e operare sinergicamente a livello di passaggio di informazioni indispensabili per avviare indagini delle forze dell’ordine, ricevendo allerta da parte delle agenzie sanitarie territoriali per primi interagiscono con la vittima, e poi delle Onlus di supporto.
Ma ci sono altri dati sempre Istat, però sugli stereotipi che concettualizzano l’essere uomo e l’essere donna e cioè di come gli italiani pensiamo debbano comportarsi gli uni e le altre che sono ancora più degradanti dei primi la pensano così gli italiani e le italiane, quindi maschi e femmine, di età compresa tra i 18 e 74 anni.
Ad esempio: per l’uomo, più che per la donna, è importante ottenere successo sul lavoro 32,5%; gli uomini sono meno adatti alle faccende domestiche 31,7%; è l’uomo a dover provvedere alle necessità economiche della famiglia 27,9%; spetta all’uomo prendere decisioni importanti in famiglia 8,8%; per il 10,3% della popolazione le accuse di violenza sono false; per il 7,2% quando le donne dicono no ad una proposta sessuale in realtà intendono di sì; per il 6,2% le donne “serie” non vengono violentate; l’1,9% ritiene che non si tratta di violenza quando un marito, un compagno obbliga la propria moglie/compagna ad avere un rapporto sessuale. Appare chiaro che prima di esercitare violenza fisica le bambine che saranno le donne di domani non partono proprio avvantaggiate per riuscire nella vita ad essere ciò che desiderano.
Pensate alle pubblicità dei giocattoli per i maschi e alle parole che queste utilizzano: Potenza, forza numero uno, combatti, vinci… Adesso pensate a quella per le bambine: con Lally Kally la più carina sarai… Il mondo delle principesse ti aspetta con i trucchi magici glitterati… Ciccio bello bua vuole te… Il forno delle principesse per dolci e tortine magiche… Una parola sulla competizione non c’è che sia aldilà dell’aspetto fisico come la bellezza o sull’accudimento.
Ebbene, per fortuna lavorando da 20 anni in ambito educativo ho potuto osservare il gioco dei bambini e delle bambine dai tre ai sei anni e il cambiamento che è avvenuto per i maschi e per le femmine che fino al 2009 giocavano a seconda del sesso di appartenenza, oggi invece giocano con tutto sia maschi sia femmine, con le costruzioni piuttosto che con le automobiline, piuttosto che con cucina e stoviglie e assi da stiro.
Ho però notato anche che le bambine usano più la forza fisica per raggiungere qualcosa, come un oggetto, un posto a sedere, un piatto di patatine e questa forza è praticata anche nei rapporti amicali tanto che spesso quando litigano tra loro lo fanno per una compagna attribuendone a questa idea di proprietà esclusiva: tu sei amica mia e basta.
Non possiamo permetterci ancora che la bambina si debba omologare ad un codice maschile, cioè quello della forza perché ha compreso molto bene che vince il più forte.
Perderemmo una ricchezza infinita che c’è dentro ogni donna, costretta silenziosamente a cambiare pelle per riuscire dal ruolo di vittima e diventare cosa, Carnefice?
Possiamo dire che questo potrebbe essere davvero il momento di transizione, di decostruzionismo culturale sui concetti maschio-femmina, uomo-donna. Dipenderà da come che il mondo dell’educazione tutto e quindi soprattutto la scuola e le agenzie formative sappiano cogliere l’attimo e educare alla parità di genere e non alla supremazia di un genere sull’altro. E come si fa?
A casa, in famiglia i genitori che si invertono nei ruoli a seconda delle necessità e presenza, devono assegnare mansioni di accudimento domestico sia ai figli maschi che alle femmine, così come tagliare il prato o lavare un’automobile, cambiare una ruota, aggiustare un rubinetto, mettere una lavatrice ecc.
A scuola possiamo scegliere come docenti libri di testo che parlano anche, e non solo, di figure importanti di donne nella storia, letteratura, arte, scienza, matematica, filosofia, sport, per restituire uno sguardo differente alle varie simbolizzazioni.
Possiamo rivolgerci gli uni alle altre senza usare attributi maschili per indicare la forza e femminili per indicarne la debolezza o la stupidità, occorre che ci rivolgiamo al nostro prossimo e prossima interlocutrice col dovuto rispetto e la dovuta gentilezza, arma vincente sempre
Possiamo educare i bambini e le bambine alla sensibilità e alla dolcezza, al dolore, alla frustrazione, e contemporaneamente all’impegno e alla giustizia, alla forza che occorre ogni giorno per superare avversità, delusioni che fanno parte della vita, da non confondere mai e poi mai col sacrificio fine a se stesso.
Cerchiamo di essere modelli di educazione ad ampio raggio al di là del “genere”
Come sempre sai dare la giusta chiave di lettura e centrare il cuore del problema…trovando le giuste strategie che portano al cambiamento e a migliorarci come educatori…. Mi manchi tanto e continuo a stimati anche da lontano ??❤️
Più che parlare di modelli di genere ai ns giorni si parla di modelli vincenti in cui dolcezza, sensibilità e delicatezza sono tratti di fragilità e insicurezza e come dire che paradossalmente ci si deve imbruttire
L’analisi che fai ci racconta gli antecedenti del sempre più diffuso bullismo al femminile, prevenibile solo con il tuo auspicio educativo in tenera età.
Lavorare in classe in questa direzione può fare davvero la differenza! Pienamente d’accordo su una più accurata scelta di testi…. Bell’articolo Tizi!
Concordo su ogni parola. Un’analisi ineccepibile. Purtroppo sta diventando quasi un imperativo implicito : se vuoi essere trattata da pari, devi abituarti ad essere dura. E chi non riesce, si sente quasi in difetto. E invece dovrebbero essere la dolcezza e la gentilezza le parole d’ordine. Sia per maschi che per femmine
el leggerti mi vengono in mente tanti spunti di riflessione ed educativi. Innanzitutto il concetto di persona e il rispetto che ognuno dovrebbe avere quando un bambino o bambina esprimere se stesso o se stessa con naturalezza. Come secondo punto di riflessione quando si parla di forza, coraggio o gentilezza e sensibilità non possiamo incorrere nell’errore di veicolarli come opposti. Nessun valore può essere attribuito all’identità di genere ne é più peculiare ad un maschio o a una femmina! I valori universali sono quelli a cui ogni persona dovrebbe tendere al di là dell’identità di genere. Da insegnante sappiamo quanto sia difficile veicolare questo messaggio in un mondo troppo pieno di stereotipi.
Nel leggerti mi vengono in mente tanti spunti educativi di riflessione. Innanzitutto il concetto di persona e il rispetto che ognuno dovrebbe avere quando un bambino o bambina esprime se stesso o se stessa con naturalezza. Come secondo punto di riflessione quando si parla di forza, coraggio o gentilezza e sensibilità non possiamo incorrere nell’errore che vengano percepiti come opposti. Nessun valore può essere attribuito all’identità di genere ne é più peculiare ad un maschio o a una femmina! I valori universali ci rendono umani, empatici e rispettosi delle diversità non solo di genere. Da insegnanti sappiamo quanto sia difficile veicolare questo messaggio in un mondo ancora troppo pieno di stereotipi, individualismo, superficialità e indifferenza.
Parole scritte benissimo, descrivono esattamente la situazione, e ci aprono gli occhi alla reale possibilità di cambiare, ma è vero ch e bisogna stare molto attenti, affinché il cambiamento sia in senso positivo ed evolutivo, pure io come insegnate, vedo , ho visto troppo spesso l’imitazione, l’omologazione, nel senso della forza, dell’aggressivit verbale e fisica. Servono gli esempi, quelli giusti. Grazie!
Giuste considerazioni, pienamente d’accordo. E’ nostro compito educare alla parita di genere; educare alla sensibilità e alla dolcezza, all’impegno e alla giustizia. Non ci possiamo esigere.